Puntata #1: qui.
Allegato alla puntata #1: ManikoMeg mi ricorda che a casa di mio zio c'erano un fracco di questi cani. Non so perché non me lo ricordavo. Ma torniamo a noi.
Mio zio amava morbosamente suo figlio e lo cresceva in un modo speciale. Di fatto mio cugino era, per volere di mio zio, un selvaggio, allergico a qualunque regola e a suo agio nella natura.
Sin da piccolo mio zio nutriva mio cugino con i salami e i prosciutti appesi al soffitto della cucina. Per non parlare dei funghi raccolti nella foresta o delle fettuccine con il sugo alle spuntature di maiale o delle tinozze di 'uva ragno'. Trovavo sempre mio cugino arrampicato su un albero, in mezzo al porcile o a raccogliere le castagne (cd marroni segnini). Non ho mai visto mio cugino davanti alla TV.
Quando questo regime alimentare è iniziato non credo che mio cugino avesse più di 5 anni. Risultato: già da piccolo mio cugino era enorme, in altezza e larghezza, contrariamente alla media familiare. Doveva mangiare in continuazione e mangiava solo come gli era stato insegnato: dalle coppiette di cavallo alle cervella di pecora, con qualche incursione di peperoni coltivati nell'orto o uova di gallina raccolte a mano. Attenzione, non sto dicendo che mio cugino avesse qualche problema: semplicemente sapeva sin da subito cosa volesse essere e fare.
Mio zio aveva il riporto…
…e per dare un bacio a mio cugino doveva tendergli delle vere e proprie trappole, perché mio cugino era allergico all'affetto del padre. Quando mio zio lo intrappolava in un abbraccio, non riusciva mai a dargli un bacio perché, per sfuggire dalle grinfie, mio cugino gli afferrava il riporto e glielo tirava giù a più non posso.
Ho assistito un sacco di volte a questa scena e davanti a me ho le espressioni a) del viso di mio zio sofferente per il 'tiraggio' del riporto e b) di mio cugino schifato dal desiderio paterno di ricevere un bacio, avvinto da suo padre - anaconda.
Mio zio, poi, passava ore nel ‘resettaggio’ del riporto, con una sapienza da premio Nobel.
Quella casa apparteneva, in realtà , alla madre di mio zio, Maria. Maria sapeva morte e miracoli di tutti a Segni, anche perché aveva lavorato alle Poste e, soprattutto, perché era impicciona. Era una donna molto bella e sveglia, ma passava metà del suo tempo a mettersi a posto una capigliatura montata ‘a gironi', come la torre di Babele.
Maria abitava all'ultimo piano e, manco a dirlo, aveva un rapporto di amore - odio, padronanza - sudditanza con il figlio. Come in tutti i piccoli paesi, tale rapporto coinvolgeva, per vie più o meno traverse, TUTTA la famiglia: la sorella di mio zio, la moglie di mio zio, i nipoti, mio padre, mia madre etc. Questo significava che la più piccola stronzata impiegava mesi per essere risolta, perché faceva mille giri e arrivava ai singoli destinatari in modo distorto. Molti dissidi rimanevano irrisolti e si sedimentavano su un fondo emozionale destinato a deflagrare.
Verso gli ultimi anni di vita di mio zio i rapporti familiari si erano deteriorati al punto che Maria era andata ad abitare altrove e nessuno parlava più con nessuno.
Mio cugino era il solito bambinone restio a ogni inquadramento ma si era laureato in legge, per solo volere di mio zio e con grande sforzo.
Mentre la vita scorreva, mio zio iniziava a indebitarsi (così si dice), perché la casa e la foresta erano troppo costose (idem). A un certo punto iniziò a vendere piccoli pezzi di terra, fino a una deformazione totale dell'assetto iniziale.
Zio fumava come un turco e si ammalò, non prima di aver assistito al lento disfacimento di sua moglie per una bruttissima malattia. Mia zia era un personaggio particolare, una via di mezzo tra la martire e la grande stratega, ma con zio aveva pochi spazi di manovra e lei, lontana dalla sua città natale, non aveva aiuti a portata di mano. Mia zia somigliava a Cleopatra.
Comunque il ricordo più nitido che ho di mio zio sono le decine di bisce e serpenti che ammazzò a frustate, con un lungo fuscello, una volta in cui ci svegliammo alle 3 per andare da Segni a Sabaudia, per fare funghi nella riserva statale del Circeo. Tra un porcino e un galletto frustava i rettili che ostacolavano la sua avanzata (a quel tempo ce n’erano parecchi), poi prendeva le povere bestie e le lasciava appese sul primo ramo pendulo, tipo trofeo. Io guardavo tutte queste povere vittime, quasi sempre con una livrea incredibile.
A casa di zio io facevo quello che mi pareva, eccetto che per il suo studiolo, dove conservava una serie di reperti antichi e argenti di origine sospetta: lì non si poteva entrare.
Ma torniamo a mio cugino, perché ora viene il bello…
TO BE CONTINUED
RAZZIA CON DUE ZETA
Non so se è a causa del mio sadismo o perfezionismo, ma godo sempre molto quando qualcuno evidenzia un mio errore. A pensarci bene, ho un sacco di amici e amiche che non si fanno problemi a dirmi quando sbaglio. E, a pensarci ancora meglio, un bel gruppetto mi dice le cose esattamente come le pensa. Cioè, c'è piena corrispondenza tra pensiero e parola. La considero una notevole fortuna. Con questo tipo di persone mi trovo benissimo.
Tutto questo per dire che apprezzo chi mi riporta gli errori ortografici, grammaticali, di sintassi, di concordanza dei tempi etc di questa newsletter.
Paradossalmente, sono spesso consapevole degli errori. Non mi va né di rileggere né di modificare. Non lo faccio mai. Peraltro ci metto davvero poco a scrivere e tale velocità favorisce l'errore.
A mia parziale discolpa aggiungo che la piattaforma su cui scrivo è americana e che, a volte, la parola giusta è talmente 'in fondo' nelle opzioni di correzione che rinuncio senza problemi né sensi di colpa.
Si, insomma, sono pigro. Amen.
STRONZATINA FINALE
In USA gira un furgoncino di gelati che fa gelati con la faccia dei ricconi. Vanno a ruba ovviamente.
Meg, mi scrivi una mail? Devo contattarti e non trovo più i tuoi riferimenti
mah... secondo me .. qui hai ricordi deviati dalla mente !!