Come forse vi ho già detto, io sono segnino. Segni è un paesello di origini antichissime, vicino a Roma. Fino alla seconda media (inclusa) ho vissuto a Segni e i pochi ricordi che ho sono segnini.
Non sto qui a dirvi cosa provo ogni volta che torno qui. Faccio un paio di esempi: casa mia affaccia su un forno di pane e biscotti. Quando apro le finestre la vista delle montagne si mischia col profumo di pane appena sfornato. Voi non avete idea di quanto pane croccante e saporito io abbia mangiato per 11 anni e di che godimento mi arrechi sapere che c'è ancora lo stesso forno di quando ero bambino (per chi non lo sapesse, la maggior parte del pane dei supermercati è lavorato nei paesi dell'Est).
Altro esempio: a Segni non faccio altro che salutare ed essere salutato, nonostante io non ci venga praticamente mai. E chiacchierare. Tutti, tutti ti guardano per capire chi sei e di chi sei figlio. Nonostante gli abitanti siano pochi, al bar c'è sempre qualcuno per un aperitivo e i barbieri sono sempre, sempre pieni.
Ho improvviso bisogno di un idraulico/elettricista/etc ad Agosto? Chiamo il mio amichetto Giuliano e in 10 minuti ho il professionista a casa.
Vivo a Roma dal 1993 e sono, di fatto, un uomo solo. I vicini di casa non so nemmeno chi siano (anche perché cambiano sempre) e per incontrare un amico bisogna prenotarlo 2 anni prima.
Insomma, Segni è casa mia.
Ieri incontro, per caso, mio cugino. Erano 35 anni che non parlavamo più e la sua storia, che è anche un po’ mia, merita una newsletter.
La casa di mio zio è enorme. Enorme. Enorme. Ai miei tempi non c'era niente tutt'intorno, solo boschi (anch'essi di mio zio). Mio zio era un avvocato, totalmente pazzo, ma con un gusto estetico molto forte. Ovviamente io andavo spesso a giocare lì: l'ingresso alla villa era un viale alberato con querce gigantesche, intervallate da vasi enormi pieni di fiori. Quando arrivavo prima di iniziare a giocare facevo razia nella pergola e poi mi sfondavo di more e fichi neri.
Mio zio allevava animali esotici e quando ero lì giocavo con pavoni regali e pappagalli colorati, oltre a galline e maiali.
Una quercia immensa ospitava un'altalena rudimentale e quando ci giocavo andavo talmente in alto che toccavo le fronde più alte e il cielo stesso.
C'era una piscina, che, però, non era curata e io mi sono fatto un sacco di bagni in mezzo ai ragni d'acqua e ai girini.
Mio zio faceva uccidere maiali, galline, pecore etc e aveva il soffitto della cucina strapieno di salumi appesi, tutti immancabilmente piccanti (mio zio mangiava peperoncino a freddo e seguiva i ritmi del sole): maturavano anche col calore del camino acceso della cucina, in cui ardevano ciocchi di quercia che duravano giorni.
I soffitti del salone erano affrescati. A Natale lui invitava amici e parenti in questa stanza gigantesca e immancabilmente rubava in ogni gioco, ma solo per rendere ancora più allegra la giornata.
Non avete idea di quanto costasse mantenere una casa e un bosco così grandi. Ah: il bosco va ben oltre ciò che si vede nella foto.
Mio zio e mia zia sono morti anni fa, prima della madre di zio, morta a 99 anni nello stesso giorno in cui è nata.
Mio zio amava in modo viscerale mio cugino, ma…
TO BE CONTINUED
1) se smetti di scrivere, ho modo di fartela pagare.
2) la descrizione di Segni è eccezionale. Io vivo molto dei vostri scarsi ricordi ma l’impressione che mi arriva ogni volta che vado è proprio come la vedi tu.
3) Zio Pietro è zio Pietro.
E i cani?