Benvenuti all'ultima edizione della nostra newsletter, dove esploreremo in profondità il mondo di tutto ciò che è inquietante, macabro e disturbante. Che siate degli esperti appassionati di horror o dei nuovi curiosi del genere, abbiamo molto materiale spaventoso per farvi venire i brividi.
Iniziamo parlando del potere dell'horror come mezzo di narrazione. L'horror ha la capacità unica di toccare le nostre paure e le nostre ansie più profonde, utilizzandole per creare storie che sono sia terrificanti che stimolanti. Dai lavori di Stephen King ai classici racconti di Edgar Allan Poe, l'horror è stato a lungo un genere che mette alla prova le nostre percezioni della realtà e ci spinge a confrontarci con gli aspetti più oscuri dell'esperienza umana.
Ma l'horror non si limita a spaventarci: può anche essere un veicolo per esplorare importanti questioni sociali. Pensate al recente film "Get Out", ad esempio, che utilizza gli elementi di un classico film horror per esaminare il razzismo in America. Utilizzando il genere per raccontare una storia che è allo stesso tempo divertente e socialmente rilevante, "Get Out" è diventato un successo critico e commerciale, dimostrando che l'horror può essere molto di più che semplici spaventi.
Naturalmente, ci sono molte storie di horror che sono semplicemente pensate per spaventarci - e questo va bene così! C'è qualcosa di unico nell'essere terrorizzati da un buon film o libro horror. Che sia l'emozione di un colpo di scena o l'ansia che cresce lentamente grazie ad un'atmosfera ben costruita, l'horror ha il potere di entrare sotto la pelle in un modo che pochi altri generi possono.
Quindi, che siate fan sfegatati dell'horror o semplicemente alla ricerca di un primo approccio al mondo del macabro, speriamo che ci seguirete mentre esploriamo gli angoli più oscuri della psiche umana. Dai classici della letteratura ai film moderni, ci addentreremo in tutti i migliori e più terrificanti lavori che il genere ha da offrire. Quindi allacciate le cinture, abbassate le luci e preparatevi per un viaggio nell'ignoto - perché con l'horror, non si sa mai cosa vi aspetta dietro l'angolo.
Si, lo so, sono noioso e ripetitivo, ma sono davvero in fissa con l’IA - Intelligenza Artificiale. Tutto quello che avete visto e letto prima di queste 3 righe lo ha fatto l’IA, su mio ‘comando’, in un tempo totale di 7 secondi. 7 secondi! Avete capito che strada stiamo prendendo? Si, OK, ci sono molte imperfezioni e, per dirla tutta, Get out fa cagare, però se io chiedo all’IA “creami un’immagine di un vescovo che parla con Dio” lui, in 3 secondi, mi crea questo.
Attenzione: non sono immagini pescate dal web. Sono create ex novo e sono di mia proprietà!
STORIA TRISTE (scritta da me)
Questi simpatici gnometti, tanto cari e simpatici nell’immaginario collettivo, hanno, in realtà, una storia tristissima alle spalle.
Nell'Inghilterra del XVIII secolo, un eremita (cioè un vecchio barbuto e lercio) che viveva in fondo al loro giardino era un accessorio irrinunciabile per i ricconi! Gli eremiti venivano pagati per vestirsi da druidi e vivere in una grotta improvvisata nel giardino del riccone, così che il riccone stesso potesse prendersi cura dell’eremita, conversare con lui o, semplicemente, ammirarlo per puro divertimento.
Questa usanza può sembrare ridicola, comica e probabilmente crudele per gli standard odierni: in realtà era una questione serissima nell'era georgiana.
Inutile dire che essere un ‘eremita ornamentale’ suona come un lavoro miserabile. La ‘funzione’ era spesso assegnata a braccianti agricoli o a giardinieri che avevano il compito di curare l'orto della tenuta. Oltre a comportarsi come uno strano mix di un animale domestico, un confidente e un servitore, l'eremita era lì per agire come un richiamo della malinconia, della miseria e della sfortuna per i ricconi e i privilegiati.
Una descrizione di una dimora signorile nello Shropshire pubblicata nel 1784 spiega come la proprietà presenti un "piccolo cottage ben progettato, residenza estiva di un eremita". "Tiri un campanello e ottieni l'ammissione", aggiunge. “L'eremita è generalmente in posizione seduta, con un tavolo davanti a lui, sul quale vi è un teschio, l'emblema della moralità, una clessidra, un libro e un paio di occhiali. Il venerabile padre scalzo, il cui nome è Francesco, si alza sempre (se sveglio) appena gli estranei si avvicinano. Sembra avere circa 90 anni, ma è assai pimpante. È discretamente disinvolto e lungi dall'essere scortese. Sembra che lasci crescere capelli e unghie di mani e piedi finché la natura glielo permette".
Le origini degli ‘eremiti contrattualizzati’ non sono chiare, ma un certo Prof. G. Campbell le riconduce all'imperatore romano Adriano e alla sua villa a Tivoli, che, guarda caso, presentava una struttura isolata costruita per consentire a una sola persona di ritirarsi e meditare. KaraIre te la ricordi?
La vera e propria mania degli ‘eremiti a pagamento’ è spesso attribuita a Carlo V (dal 1500 al 1558 d.C.), imperatore del Sacro Romano Impero e re di Spagna, che trascorse alcuni dei suoi ultimi anni in un monastero che ospitava un ordine di monaci - eremiti. Grazie a questo ‘incipit reale’ divenne di moda rinunciare ai beni terreni, dedicare la propria vita alla riflessione spirituale e diventare un eremita.
Qualunque fossero le sue origini, la pratica era quasi totalmente scomparsa nel XIX secolo. G. Campbell, però, spiega che l'eremita del giardino si è evoluto dal druido e alla fine è decaduto nello gnomo del giardino".
La figura dello gnomo da giardino scoppiò come fenomeno nella Germania della fine del XVIII secolo. Sebbene sia considerato un simbolo mitologico europeo di piccole, magiche e invisibili personcine, il Prof. crede che lo gnomo da giardino sia in realtà una derivazione dei vecchi e sozzi barboni che un tempo vivevano come ‘eremiti a contratto’.
Capito che roba?
Lidea di leggere qualcosa di inquiteante mi inquita... è proprio necessario? io ho qualcosa di davvero inquietante: metto dei fogli per avvisare che oggi c'è la riunione di scala e qyalche stronzo della scala me lo strappa... è già il terzo che riattacco... che faccio?
Cosa hai chiesto esattamente ad AI?