Ho davvero pensato molto a come chiudere questa mia ennesima avventura letteraria. Per questo è passato molto tempo dal numero 99.
Non so voi, ma io ho alcuni grandi obiettivi nella mia vita. D’altra parte più di qualcuno dice che bisogna sognare in grande.
Beh, chiudo questa newsletter informandovi che ho - di fatto - raggiunto uno dei miei grandi obiettivi.
Forse vi sarete accorti che io sbrocco per l'arte, per la pittura in particolare. Non mi ricordo in quale anno io conobbi Vermeer (1993?) ma subito svalvolai d’amore per lui. Mi cascasse il pisello se non vedo tutti i suoi quadri prima che schioppo, mi dissi.
E da allora, in giro per l'Europa, ho iniziato a collezionarlo. Aia, Berlino, Parigi, Edimburgo etc. Vabbè.
Ogni volta l’amore cresceva e si radicava in me. Luce da sinistra, tappeti ad aprire la scena, lettere d'amore e una pennellata tanto splendente quanto realistica. Quadro nel quadro. Quadri fermi a cogliere l’attimo esatto. Vabbè.
A inizio 2023 esce la notizia sul NYT: ad Aprile ad Amsterdam mostra su quasi tutti i quadri di Vermeer.
Esco pazzo. Posso realizzare il mio grande obiettivo. Inizia il count down per comprare i biglietti. Il giorno d’avvio mi fiondo, compro biglietto della mostra (il giorno dopo era già tutto esaurito fino a chiusura mostra) e biglietto aereo (la paura di volare è in quel momento sovrastata dal pensiero del godimento orgiastico che avrei avuto davanti ai quadri). Dopo qualche giorno vado per prenotare un albergo modesto e scopro che ad Amsterdam non si trova un cazzo di posto manco col lumicino. Manco una topaia, manco un 5 stelle, manco una tenda bucata.
Inizio a sclerare sino a che non trovo un albergo 5 stelle superior, stanza per ricchi russi, proprio nella piana dei musei, a 30 secondi da Vermeer.
Mai stato così sicuro di voler spendere un patrimonio per il mio grande amore. Un pascià mi fa una sega.
Insomma, giungo ad Amsterdam (quinta o sesta volta) e, il primo giorno, fremente, lo passo a girare intorno all'edificio della mostra.
Il secondo giorno è il mio giorno. Entro e…
... non vedo un cazzo!
Miliardi di persone venute da tutto il mondo, esattamente come me, ostacolano il mio rapporto carnale con i 27 quadri di Giovannino da Delft.
Per avvicinarmi a ogni capolavoro esprimo il peggio di me: scalcio bambini, poggio lo smartphone sulle capocce dei vecchi rincojoniti, faccio la spia e dico al custode che quello lì (alto 3 metri e largo 4) usa il flash (mica vero, così lo allontana). Cose così.
Insomma, causa ressa tutte, tutte le foto vengono storte. Però mi godo tutto lo stesso ed esco tanto sfinito quanto sazio di bellezza.
Sono contento soprattutto perché ho visto i quadri americani, dato che gli europei erano già stati ‘coperti’ in passato.
Esco dal museo talmente ‘fatto’ che decido di spararmi la cosa più rilassante di Amsterdam: non una canna, non una zozzona nelle vetrine, ma 1) gita in barca tra i canali e 2) patatine fritte alla olandese, ma nel posto giusto (un altro livello, credetemi).
Ah: il tutto condito da 58 piante di birra (ho ancora la panza gonfia, dopo quasi una settimana).
Il giorno dopo, siccome Amsterdam la conosco bene, vado in periferia. A Broek, che, per fare sintesi, è il paradiso in terra, il posto dove vorrei vivere (salvo verifica su zanzare).
È domenica e devo ripartire. L’ansia cagasotto da aereo sale a livelli astronomici quando mi piazzano lui accanto
Oddio, mo attacca a piagne sto regazzino. Per tutto il viaggio. Morirò sicuro. Un infarto.
Poi subito prima di me si siede il padre. 12 metri di altezza. Un colosso. Io non sono piccolo, per cui lo spazio vitale si riduce a zero. Ok, ora muoio davvero. Un infarto e mi ritrovano sotto al sedile. Ci parlo e vengo a sapere che è un pilota Vueling. Questo mi tranquillizza: se c'è qualcosa che non va lo chiedo a lui o mi ci attacco direttamente al collo. Poi penso “non c'è niente che io non sappia già, quindi vaffanculo all’aereo” e mi metto ad ascoltare il Conte di Monte Cristo.
L’aereo balla parecchio ma c'è una cosa che mi preoccupa di più: il bambino si è addormentato (genitori idem) ma ha anche… cagato e una puzza insopportabile mi accompagna tra nuvole densissime. Fino a Fiumicino.
Chiudo la parentesi artistica per dire che a Dicembre vado a vedere lei, una delle più grandi artiste giapponesi viventi. A Bergamo. Franz, nun te scordà. Qualcuno vuole venire? So zucche, direbbe Martina.
Beh, vi lascio.
Con questi 100 numeri di newsletter vi ho raccontato un sacco di cose. Di tutti i tipi. Soprattutto spero di avervi lasciato un po' di bellezza, perché la bellezza salverà il mondo (cit).
PS: il Conte di Montecristo va evitato come la peste bubbonica. Una frantumazione di zibidei senza pari.
Comunque, le foto si possono raddrizzare 😅
E sono zucche a pois...
Ci sarò!!