Ok, l’esperimento video è giustamente fallito: la comunità sarà felice di sapere che non mi vedrà mai più.
Prima di andare avanti, però, vi ricordo che adrromabis@gmail.com è il nuovo indirizzo email da cui vi arriverà la newsletter, quindi controllate Spam&Co nel caso non mi troviate più.
Ah: chiedo la cortesia di cancellarsi dalla newsletter a tutti coloro che la trovano troppo lunga, troppo corta, che la scorrono velocemente senza leggere, che leggono solo il titolo etc. Voglio solo lettori veri.
Grazie e, ovviamente, amici come prima.
IL TRUCCHETTO STRONZETTO
Come tutti voi, anche io sono vittima dell’inefficienza generalizzata di questo Paese e, come tutti voi, ho dei trucchetti per sopravvivere o, meglio, per non affogare nelle sue sabbie mobili.
Ad esempio, quando devo attivare (/fruire/etc etc) un servizio privato (es:banda larga) o pubblico (es: appuntamento per carta d’identità) e il ‘fornitore’ è in ritardo (ma daiiii!), ho la certezza che se mi gioco la carta del divorzio succede qualcosa di buono: l’intoppo, magicamente, si risolve.
All’ennesimo mio sollecito piazzo una frase del tipo “…lo chiedo non tanto per me quanto per evitare…il divorzio! Mia moglie mi sta addosso non sa quanto…la prego, mi aiuti!”.
Il divorzio, mediamente, evoca ricordi o sensazioni terribili nell’italiano medio. Risultato: la pratica viene sbrigata e chiusa più velocemente del solito. Però ho capito che funziona solo all’ennesimo sollecito, non subito dunque: ancora non ho capito perché.
Il divorzio funziona molto più di altre balle quali operazioni chirurgiche, debiti, vita spericolata e altre avventure. Da notare che solo una volta una signora mi ha risposto “embè, allora aspettamo n’artro pò, no?!”
STORIA VERA: LE FORME
Quello del servizio militare è stato, per me, uno degli anni più brutti della mia vita. Tralascio i dettagli.
A un certo punto mi portano da Viterbo a XXYY. A fare cosa? Non si sa.
Arrivo, mi presento ai superiori, mangio e vado a dormire in camerata. Il giorno prima ho fatto la guardia armata nel turno di notte: un freddo allucinante, sospeso su un gabbiotto a fare la guardia a un nemico immaginario. Morale: ho un sonno assurdo.
Appena approdo in stanza tutti si mettono a ridere. Riconosco subito l'antifona: mi metto a letto e dormo, sfinito. Una brandina a 3 piani: ovviamente mi mettono sul piano più alto. Mi addormento, ma il mio sonno è ansioso, perché sono sicuro che mi succederà qualcosa.
In piena notte un ‘nonno’ mi posiziona un megafono sull'orecchio sinistro, lo accende e urla “Sei un missileeeeeeeeee” (traduzione: ti manca ancora tanto a finire la leva).
Rimango tramortito, sospeso tra un infarto e un ictus. In compenso, stranamente, ci sento benissimo.
Guardo il nonno e i suoi compari: peso medio 95 kg. Decido di mandarli semplicemente affanculo, ma con grazia. La tattica funziona, ma ho perso il sonno ovviamente.
Scendo dal castello e mi metto a sedere sulla brandina più bassa.
Cominciamo a chiacchierare. Ovviamente di calcio e donne. Sul tema donne tiro fuori la mia storia tragica di quel momento: è talmente tragica che mi diventano tutti amici in un attimo, pacche sulle spalle incluse. Non solo: il nonno è di Genova e a quel tempo io ero sampdoriano. Pure lui: una coincidenza fortunatissima.
Verso l’alba il nonno fa “beh, andiamo a dormire almeno per 1 ora, perché domani abbiamo LE FORME”.
Cazzo sono le forme? chiedo a me stesso. Boh, voglio dormire, domani lo scoprirò.
Ore 8 circa. Colazione con latte finto e gallette secche.
Adunata di un piccolo gruppo di militari di leva, tra cui il sottoscritto. Saremo stati 5, nonno incluso.
Arriva davanti a noi un furgone bello grosso, non militare: civile.
Scende un maresciallo. Va nell'hangar dietro di noi e lo apre. Entra dentro e sparisce per 3 minuti.
Quando esce è tutto curvo: porta con sé una forma intera di parmigiano reggiano. Peserà almeno 25 kg.
Lo mette nel furgone civile e ci dice: “44”.
Dobbiamo prendere 44 forme di parmigiano reggiano e portarle dall'hangar al furgone.
Oltre a essere pesanti, scivolano. Vi lascio immaginare cosa sarebbe successo nel caso di 'crash reggiano'.
Il furgone è carico. Esce dalla caserma, direzione ignota.
Ne arrivano altri 2, più piccoli per fortuna.
Stesso lavoro.
È sera. In stanza chiedo al nonno “cosa ci fanno con tutte quelle forme? Dove le portano?”
“Nessuno lo sa, però molti di quelli che guidavano il furgone hanno un ristorante. E pare si mangi pure bene!”.
Ero davvero preoccupato: che fine hai fatto?
Mi metto tra coloro che invocano la tua presenza video